Il bacino artificiale denominato Kothon, simile ad una piscina, profondo circa 2 metri, misura 51,97 x 35,7 m (99 x 70
cubiti) e, solamente nel suo più recente riutilizzo, era collegato alla laguna dello Stagnone attraverso un canale, il
cui tratto esterno, esplorato dalla missione inglese diretta da Benedikt S.J. Isserlin (1968-1970), era in realtà un
bacino di car enaggio. Il Kothon è in parte scavato nel locale affioramento calcareo, in parte costruito con blocchi
parallelepipedi, il cui filare superiore è stato parzialmente smantellato in passato quando l'invaso fu impiegato come
salina e, forse, come vasca ittica, e per essere riutilizzato come materiale da costruzione.
Nel settor e adiacente al lato est del Kothon i lavori sono stati intrapresi a partire dal tratto dove negli anni
Sessanta la missione inglese aveva scavato due trincee perpendicolari al limite orientale del bacino artificiale,
denominate rispettivamente "Trincea Isserlin Nord" (F.808) e "Trincea Isserlin Sud" (F.3), dove già nella XXIII
campagna erano stati aperti alcuni quadrati che avevano consentito l'individuazione del confine occidentale della
vicina area sacra. Lo scavo ha permesso di ricostruire la sequenza dei diversi utilizzi del bacino a partire
dall'invaso più recente, delimitato dal muro M.699, una struttura con uno spessore di 0,8-1,2 m, appartenente alla
cosiddetta "Salinella", un bacino per la produzione del sale, attivo con diversi restauri tra il XII e il XIX secolo.
Strumenti di ferro per la raccolta e l'accumulo del sale sono stati rinvenuti negli strati corrispondenti. Sotto questo
muro, nella sequenza stratigrafica, diverse gettate sovrapposte di argilla, ognuna approssimativamente corrispondente
ad un riutilizzo del bacino o come salina o come vasca per l'itticoltura, hanno fornito materiali archeologici dal
periodo tardo romano (III d.C.) al XII sec. d.C. e oltre.
L'ultimo riutilizzo del bacino originario, tuttavia, risale al IV a.C., quando Mozia venne ricostruita dopo la
distruzione portata da Siracusa nel 397/6 a.C., e ad est del Kothon sulle rovine del precedente Tempio C venne eretta
un'area sacra a cielo aperto (Santuario C3). Grandi blocchi appartenenti al Temenos del Santuario C3 sono stati
identificati nel limite orientale di questo cantiere (denominato C Ovest) e una massicciata in pietrame e scapoli di
calcare della banchina orientale del Kothon di questa fase è stata riportata alla luce (M.820). Sotto questo piano, una
pavimentazione solida costituita da piccole lastre e pietre piatte era il piano originario della banchina (L.810)
connesso con il muro orientale del Kothon realizzato in blocchi lavorati, in uso nel VI e V sec. a.C. Nella banchina è
stata rilevata l'esistenza di diversi allineamenti murari, forse da riferire ad architetture precedenti al Kothon,
inglobate poi nella nuova struttura. Inoltre, lo svuotamento dell'invaso con una pompa delle saline ha permesso una
pulizia accurata delle strutture perimetrali del Kothon, di cui è stato possibile, per la prima volta, eseguire il
rilievo al sasso.
Bibliografia:
- L. Nigro, "La banchina orientale del Kothon (Settore C Ovest)", in L. Nigro (a cura di), Mozia - XI. Zona C. Il Tempio del Kothon. Rapporto preliminare delle campagne di scavi XIII e XXIV (2003-2004) condotte congiuntamente con il Servizio Beni Archeologici della Soprintendenza Regionale per i Beni Culturali e Ambientali di Trapani (Quaderni di Archeologia Fenicio-Punica, II), pp. 125-129.