In cooperation with Regione Siciliana and Fondazione G. Whitaker    
Missione Archeologica a Mozia
Casa del corno di conchiglia
Organizzazione A sud della strada L.257 è stato messo in luce un edificio, denominato Casa D3 o Casa del corno di conchiglia, databile al V sec. a.C. Di quest'ultima sono stati esplorati, ad oggi, solo i tre vani nell'angolo sud-occidentale, che hanno restituito anfore puniche, skyphoi a vernice nera, coppe, bacini, crateri, brocche. Una grande conchiglia marina è stata trovata deposta in una nicchia costruita nell'angolo interno dell'ambiente centrale: era finemente lavorata e traforata per essere utilizzata come corno navale. Non distante è stato rinvenuto un deposito votivo (D.2205), che comprendeva una punta di freccia, uno skyphos a vernice nera, un kotyliskos inciso, l'orlo di una lekythos ed una brocca a vernice nera, all'interno della quale erano ossa di uccelli e conchiglie marine. Il lusso di questa residenza è testimoniato anche da un pomello di osso lavorato, una palmetta di piombo e un bruciaprofumi d'argilla.

La Casa del corno di Tritone / The House of the Horn of Triton

La “Casa del corno di Tritone” è la seconda residenza esplorata nella Zona D. Questa è localizzata sul lato opposto della strada che fiancheggia a sud la “Casa del sacello domestico” [pannello Zona D.01] ed è databile al V sec. a.C. Di quest’ultima sono stati esplorati, ad oggi, solo i tre vani nell’angolo sud-occidentale, che hanno restituito anfore puniche, skyphoi a vernice nera, coppe, bacini, crateri, brocche. Accuratamente deposto in una nicchia delimitata da lastre di pietra, ricavata in un angolo di un ampio vano rettangolare, è stato trovato il guscio di una grande conchiglia marina, una Charonia Tritonis Nodifera. Di fronte alla nicchia era un deposito votivo, scavato nel pavimento, contenente una punta di freccia e diversi vasi. Il lusso di questa residenza è testimoniato dai reperti rinvenuti, un pomello di osso lavorato, una palmetta di piombo e un bruciaprofumi.

The “House of the Horn of Triton” is the second residence investigated in Area D. This is located on the opposite side of the road running to the south of the “House of the Domestic Shrine” [panel Area D.01] and dating to the 5th century BC. Currently, only three rooms in the south-west of the building have been explored and Punic amphorae, Black Glazed skyphoi, bowls, basins, craters and jugs have been found. A large seashell, a Charonia Tritonis Nodifera, was found carefully placed in a niche bordered by stone slabs and built in a corner of a large rectangular room. In front of the niche, a votive deposit, excavated in the floor, contained an arrowhead and some vessels. The luxuriousness of this residence is emphasized by some findings, such as the pottery, a knob of worked bone, a lead palm and a ceramic incense-burner.

1. La conchiglia di Tritone / 1. The seashell of Triton

La conchiglia marina ritrovata nella nicchia ha rivelato tracce di lavorazione: due piccoli fori circolari sul labbro superiore, per il fissaggio di un gancio, e, soprattutto, un taglio e un leggero incavo dell’apice inferiore atti all’alloggiamento di un’appendice, un’imboccatura o un bocchino presumibilmente metallici (d’argento?). Sul dorso della conchiglia, invece, era stata praticata un’apertura romboidale tramite quattro tagli obliqui, proprio questo foro geometrico trasforma la conchiglia in un aerofono. A partire almeno dall’XI secolo a.C. i Fenici, dei quali è nota la maestria nella lavorazione dell’avorio, dell’osso e delle conchiglie, produssero e utilizzarono per la navigazione questo prezioso tipo di aerofoni. Il corno di conchiglia, infatti, era uno strumento indispensabile per i naviganti, specialmente in spazi chiusi o con fondali bassi, come nel caso dello Stagnone di Marsala, dove si procedeva in canali (la profondità dello Stagnone non superava 1,5 m). Alla funzione pratica, tuttavia, la tromba navale aggiunse quella simbolico-religiosa, per il fatto di essere realizzata in materiale pregiato e di essere uno strumento musicale ottenuto da un essere vivente uscito dal mare. L’impiego in azioni religiose non fu probabilmente minore di quello navale, o almeno questo sembrano suggerire i ritrovamenti che spesso sono avvenuti in contesti sacri.

The seashell found in the niche showed traces of carving: two small circular holes on the upper lip for the attachment of a hook and, most notably, a cut and a slight hollow in the lower apex, which was made to fit the housing of an appendage, such as a presumably metallic (silver?) mouthpiece. On the back of the shell, however, a rhomboid opening was cut by making four oblique cuttings. It is precisely this geometric hole that transforms the shell into an aerophone. Since at least the 11th century BC, the Phoenicians – whose skill in the manufacture of ivory, bone and shells is well known – produced and used to trade this precious type of aerophone. The shell horn, in fact, was an indispensable tool for sailors, especially in enclosed spaces or in shallow water. This is the case of the Lagoon of Marsala, where – since its depth did not exceed 1.5 m – channels were used. To the practical function, however, the naval trumpet added a symbolic and religious one, because it was made of a precious material and was a musical instrument obtained from a living being out of the sea. It was used in cultic activities as well as in naval actions, as testified by the findings from sacred contexts.

Bibliografia:

  • L. Nigro, "Il corno di Tritone", in Archeo 306 (agosto 2010), pp. 38-43.