Quando nel 1974 Antonia Ciasca si apprestava a dirigere un fondamentale progetto d'indagine archeologica dedicato al
problema dell'impianto difensivo moziese, le mura dell'antica città vennero definite dalla studiosa come "… molteplici,
variate e complesse strutture … un monumento dalla storia tormentata, della durata di molti secoli, così come
d'altronde lasciano supporre, più che non informino, le fonti classiche". Le mura di Mozia costituiscono una delle
evidenze archeologiche più importanti, e più complicate da interpretare dell'intera isola. Esse circondavano
interamente l'antica città per una lunghezza complessiva di circa due chilometri e mezzo. Fondate sul banco di calcare
tenero originario, che si innalza sulla brevissima spiaggia, esse consentivano un controllo estremamente efficace della
costa, annullando quasi del tutto in questo modo ogni tentativo di sbarco dal mare da parte del nemico. Già indagate
per larghi tratti da Joseph Whitaker all'inizio del secolo scorso, le mura di Mozia sono state oggetto di studio anche
da parte della missione britannica diretta da Benedikt Isserlin, che in particolare si dedicò al recupero delle grandi
porte urbiche all'inizio degli anni '60. Dal 1974 e per quasi vent'anni Antonia Ciasca si dedicò all'esplorazione delle
mura, specialmente lungo il perimetro orientale e settentrionale dell'isola. Ai suoi studi dobbiamo soprattutto
l'identificazione delle diverse fasi edilizie dell'impianto, recuperando in questo modo la cronologia di uno dei più
importanti circuiti murari punici del Mediterraneo.
La città era dotata di quattro porte di accesso, orientate secondo i punti cardinali, delle quali solamente tre sono
state portate alla luce dagli archeologi. Come per la gran parte degli impianti difensivi antichi, anche a Mozia le
mura sono il risultato di continue ricostruzioni, adattamenti e restauri, la cui identificazione e datazione risulta
sempre piuttosto complessa. Antonia Ciasca ha individuato la presenza di quattro fasi edilizie maggiori,
sufficientemente rappresentative delle storia costruttiva della cinta, anche se non comprendenti tutti gli interventi
edilizi compiuti: nella Fase 1 la cortina ha lo spessore compreso tra m. 1,00 e 1,10 e presenta torri regolari a doppio
ambiente distribuite a distanza regolare di 20-21 m ciascuna; la Fase 2 presenta un muro spesso circa 2,60 m dotato di
uno zoccolo in pietra e alzato in mattone crudo. A metà della cortina si aprono diverse postierle; nella Fase 3 il muro
è dotato di un paramento esterno con blocchi messi in opera per testa e per taglio, con tecnica di tipo greco, oltre
che di una serie di torri quadrangolari; nella Fase 4 le mura di Mozia presentano uno spessore di circa 5 m e sono
costruite con i basamenti realizzati in grandi scheggioni di calcare, con monumentali torri quadrate di circa 12 m di
lato. La cinta di prima fase, quella originaria di VI secolo a.C., appare come la più unitaria e omogenea, evidenziando
l'adozione di tecniche difensive in uso anche in Siria-Palestina nel I millennio a.C. Nel corso del tempo si assiste
nettamente ad un graduale ispessimento dell'impianto, molto evidente nel nucleo settentrionale presso Porta Nord, in
cui le caratteristiche architettoniche dei bastioni d'ingresso sembrano in accordo con i contemporanei progressi nel
campo delle tecniche di poliorcetica tra la fine del V e l'inizio del IV secolo a.C. Antonia Ciasca ha lavorato alle
mura di Mozia dal 1974 al 1992, pubblicando regolarmente i rapporti preliminari degli scavi; la Missione attuale ha
ripreso lo studio dei materiali rinvenuti nelle campagne 1981, 1985, 1986, 1989 e 1992, ancora in gran parte inediti,
in vista della prossima pubblicazione definitiva di tutti i ritrovamenti.
La Porta Nord e le strutture ad essa collegate
La Porta Nord presenta due possenti bastioni avanzati e un ingresso non in asse rispetto alla strada che conduce
all'interno fino al Santuario del Cappiddazzu. Due sacelli collocati enfaticamente di fronte e la strada sommersa, che
a partire da essa si diparte nello Stagnone fino alla terraferma raggiungendo l'area della necropoli di Birgi, oltre
alla vicinanza di numerosi resti sommersi appartenenti ad un vasto impianto portuale, caratterizzano senza dubbio
questa porta come uno dei due principali accessi alla città antica. Scavata da Whitaker e, successivamente, dalla
missione britannica diretta da Isserlin, la Porta Nord è stata solamente lambita dalle indagini condotte dalla Missione
della Sapienza, che hanno interessato estensivamente il tratto immediatamente a sud di essa, fino alla Postierla
Whitaker, un ingresso secondario, chiuso ad un arco ogivale, davanti al quale fu rinvenuto uno scheletro forse di un
caduto durante l'assedio del 397 a.C.
La Porta Sud e il bastione sud-occidentale
Nel versante opposto dell'isola, la Porta Sud, rivolta in direzione di Capo Boeo, punto in cui le navi si immettevano
dal mare aperto nella laguna dello Stagnone, presenta il medesimo impianto monumentale con due torri avanzate poste a
protezione del passaggio di dimensioni differenti (quella occidentale proteggeva anche l'imboccatura del Kothon).
L'ingresso, sebbene interrotto da un muro curvo, banchina orientale del Kothon e verso un edificio sacro. Lungo le
fortificazioni, nell'angolo sud-ovest dell'isola un maestoso bastione aggettava dal perimetro delle mura a difesa
dell'imboccatura del Kothon. In corrispondenza del bastione sud-occidentale un tratto non breve delle mura era
palesemente allargato e sopraelevato, presumibilmente per la presenza di una fortezza posta a guardia del punto
nevralgico della città.
Le Porte Est ed Ovest e la tecnica costruttiva
Agli angoli orientale e occidentale dell'isola si trovano altre due porte: la prima, ancora del tutto da indagare, nei
pressi del molo moderno, la seconda, in corso di scavo, probabilmente simile ad una postierla protetta da una possente
fortificazione. Ai nostri occhi le mura di Mozia appaiono oggi come un massiccio impianto costituito in larga parte da
blocchi squadrati di calcarenite, da grossi scheggioni di calcare e da grandi masse di mattoni crudi; ciò presuppone in
passato grandi spostamenti di materiali dalla vicina costa oltre a un'ntensa attività edilizia che ha avuto luogo in un
periodo storico compreso tra la metà del VI e le fine del V secolo a.C. La base in pietra prevedeva alzati in mattoni
crudi intonacati, possenti merlature a profilo semicircolare a coronamento del parapetto del cammino di ronda e grandi
gocciolatoi per lo scarico delle acque piovane. La linea delle fortificazioni era, inoltre, ulteriormente spezzata da
diversi torrioni di varia grandezza disposti a distanza abbastanza regolare: fra questi la grande Torre Orientale,
dotata di una scala esterna che verosimilmente conduceva direttamente allo Stagnone, e il già citato bastione a ovest
di Porta Sud, eretto a protezione dell'imboccatura del Kothon.