In cooperation with Regione Siciliana and Fondazione G. Whitaker    
Missione Archeologica a Mozia
Casa del sacello domestico
Organizzazione Alle pendici sud-occidentali dell'Acropoli è stato portato alla luce un ampio edificio, denominato Casa del sacello domestico per il rinvenimento in un vano di alcune installazioni di carattere cultuale ed identificato come una residenza aristocratica in uso nel V sec. a.C. e distrutta da un violento incendio durante la conquista dionigiana del 397 a.C. Questa residenza sorge lungo una direttrice viaria che mette in collegamento l'Acropoli con la zona del Kothon. La pianta della struttura si articola in quattro settori disposti attorno ad una corte centrale (L.220) con pozzo (P.200). Dall'entrata principale, localizzata nell'angolo sud-occidentale dell'edificio e costituita da una soglia (L. 251) con deposito di fondazione, si accedeva ad un'ampia sala d'ingresso (L.240) da cui provengono un cratere a figure rosse attribuibile alla scuola del Pittore del Meleagro, uno skyphos a figure rosse riconducibile al Fat Boy Group e un frammento di coperchio di lekanis a figure rosse vicino alle opere del Pittore di Lentini. A nord della sala d'ingresso, un vestibolo (L.228) con funzione di ambiente di distribuzione conduceva ad ovest verso un magazzino (L.238), dove sono state rivenute tre anfore infisse nel pavimento. Nella parte più interna del vestibolo era un piccolo ambiente (L.300) nel quale sono stati rinvenuti alcuni apprestamenti e oggetti legati al culto domestico: un'arula, una moneta, un astragalo di bovino e un arredo in terracotta conformato come una colonnina scanalata sormontata da un capitello eolico.

Organizzazione Nel settore settentrionale dell'edificio, su un piano rialzato rispetto al sacello, era un bagno (L.264) del quale si conservano, oltre ad un'accurata pavimentazione, diverse installazioni idrauliche e arredi. Sempre dal vestibolo L.228 si accedeva ad est alla corte centrale L.220, sulla quale presumibilmente si affacciavano una serie di ballatoi del piano superiore, raggiungibili tramite una scala posizionata tra il sacello L.300 e il bagno L.264. Gli strati di crollo all'interno della corte erano costituiti da materiali edilizi e reperti provenienti dagli ambienti superiori, fra i quali numerosi frammenti ceramici e diversi oggetti tra cui un frammento di statuetta femminile con polos e un intarsio d'osso configurato a fiore di loto. Sul lato est della corte centrale si apriva una sala da ricevimento (L.1000) con ampio ingresso porticato (L.1032) e fine pavimentazione in intonaco calcareo, fiancheggiata da una sala rettangolare con un forno circolare, interpretata come cucina (L.1028). Infine, sul lato meridionale della corte si aprono due stanze adiacenti: il disimpegno L.1060 e la stanza L.1092. Il disimpegno L.1060 era colmato da uno spesso strato di crollo (US.1034) composto da mattoni crudi e resti di materiale edilizio carbonizzati dalla violenta conflagrazione che al momento della distruzione dell'edificio avevano sigillato, schiacciandoli sul pavimento, gli oggetti e gli utensili presenti nella stanza. L'arredo principale del vano L.1060 era costituito da un telaio ligneo verticale da tessitura, rinvenuto carbonizzato al centro della stanza insieme a numerosi pesi da telaio; nell'angolo sud-occidentale, inoltre, diversi oggetti di natura cultuale, sono da mettere in relazione ai numerosi vasi potori a vernice nera rinvenuti contestualmente. Organizzazione La stanza ad ovest, L.1092, interamente pavimentata da un rivestimento calcareo, sembra essere suddivisa in due unità, una settentrionale che ha restituito numerose anfore da conservazione, ed una meridionale caratterizzata dalla presenza di una banchetta addossata alla parete meridionale del vano che allo stesso tempo costituisce il limite meridionale dell'intero edificio. Lungo questo lato la residenza è costeggiata dalla strada L.261 con una canaletta di scolo (C. 253), che ha restituito un frammento di statuetta fittile probabilmente pertinente al vano L.1060.

La casa del sacello domestico / The house of the domestic shrine

Alle pendici sud-occidentali dell’Acropoli è stato portato alla luce un ampio edificio, denominato “Casa del sacello domestico” per il rinvenimento di alcune installazioni cultuali e identificato come una residenza aristocratica in uso nel V secolo a.C. distrutta da un violento incendio durante la conquista di Mozia da parte del tiranno di Siracusa Dionigi nel 397/6 a.C. .
La residenza sorge lungo una direttrice viaria che mette in collegamento l’Acropoli con la zona del Kothon. La pianta della struttura si articola in quattro settori disposti attorno ad una corte centrale (L.220) con pozzo (P.200). Dall’entrata principale, localizzata nell’angolo sud-occidentale dell’edificio, si accedeva ad un’ampia sala d’ingresso (L.240) da cui provengono alcuni vasi a figure rosse: un cratere del Pittore del Meleagro, uno skyphos del Fat Boy Group e un coperchio di lekanis del Pittore di Lentini. A nord della sala d’ingresso, un vestibolo (L.228) conduceva ad ovest verso un magazzino (L.238;, dove sono state rivenute alcune anfore infisse nel pavimento. Nella parte più interna del vestibolo era un piccolo vano (L.300) dove si trovavano alcuni apprestamenti e oggetti cultuali: un louterion, una moneta, un astragalo di bovino e una colonnina fittile scanalata sormontata da un capitello eolico.
Nel settore nord dell’edificio, su un piano rialzato rispetto al sacello, era un bagno (L.264) del quale si conservavano diverse installazioni idrauliche e arredi. Sempre dal vestibolo L.228 si accedeva ad est alla corte centrale L.220, sulla quale presumibilmente si affacciavano una serie di ballatoi del piano superiore, accessibili tramite una scala posizionata tra il sacello L.300 e il bagno L.264. Gli strati di crollo dentro la corte erano costituiti da materiali edilizi e reperti provenienti dagli ambienti superiori, fra i quali numerosi frammenti ceramici e diversi oggetti tra cui una statuetta femminile con polos e un intarsio d’osso a fiore di loto. Sul lato est della corte centrale si apriva una sala da ricevimento (L.1000) con ampio ingresso porticato (L.1032) e pavimento intonacato, fiancheggiata da una sala rettangolare con un forno circolare, forse una cucina (L.1028). Infine, sul lato meridionale della corte si aprono due stanze adiacenti: il disimpegno L.1060 e la stanza L.1092. Il disimpegno L.1060 era colmato da uno spesso strato di crollo (US.1034) composto da mattoni crudi e resti di materiale edilizio carbonizzati dalla violenta conflagrazione che al momento della distruzione dell’edificio avevano sigillato, schiacciandoli sul pavimento, gli oggetti e gli utensili presenti nella stanza. L’arredo principale del vano L.1060 era un telaio ligneo verticale da tessitura, rinvenuto carbonizzato al centro della stanza insieme a numerosi pesi da telaio e un altare bruciaprofumi. La stanza ad ovest, L.1092, con pavimentazione calcarea, era suddivisa in due unità, una settentrionale che ha restituito numerose anfore da conservazione, ed una meridionale caratterizzata dalla presenza di una banchetta addossata alla parete meridionale del vano. Lungo questo lato la residenza è costeggiata dalla strada L.261 con un canale di scolo (C.253), che ha restituito un frammento di statuetta fittile probabilmente pertinente al vano L.1060.

On the south-western slopes of the Acropolis, a large building, called the “House of the Domestic Shrine” because of the discovery of some cultic installations, has been investigated. It has been identified as an aristocratic residence used in the 5th century BC. It was destroyed by a massive fire during the conquest of Motya by the tyrant Dionysius of Syracuse in 397/6 BC.
The residence is located along a route connecting the Acropolis with the Kothon area. The plan of the building is divided into four sectors arranged around a central courtyard (L.220) with a well (P.200). From the main entrance, located in the south-western corner of the building, a large entrance hall (L.240) was accessible. In this room, a Red Figure crater by the Meleager Painter, a Red Figure skyphos assigned to the Fat Boy Group and a fragment of a Red Figure lekanis cover, possibly by the Lentini painter, were retrieved. To the north of the entrance hall, a vestibule (L.228) leads to warehouse (L.238) on the west, where a group of amphorae were fixed into the floor. In the inner part of the vestibule was a small room (L.300), where some cultic installations and objects were discovered: a louterion, a coin, a bovine astragalus and a terracotta grooved column surmounted by an Aeolic capital.
In the northern part of the building, there was a bathroom (L.264), on whose raised floor, various furniture and hydraulic installations were recovered. Hall L.228 leads to the east to central court L.220, onto which some balconies of the upper floor look. They could be reached through a staircase located between shrine L.300 and bathroom L.264. The collapsed layers within the court consisted of building materials and finds from the upper rooms, such as a female statuette with a polos and an inlaid bone in the shape of a lotus flower. On the eastern side of the central court was a reception room (L.1000) with a large porticoed entrance (L.1032) and fine-plastered floors. It was flanked by a rectangular room with a circular oven, interpreted as a kitchen (L.1028). On the southern side of the court, there were two adjacent rooms: hallway L.1060 and room L.1092. Hallway L.1060 was filled with a thick collapse layer (US.1034) composed of mud-bricks and the charred remains of building materials. The violent destruction of the building sealed these rooms, smashing – on the floor – objects and utensils. The main furniture of room L.1060 was a vertical wooden frame, which was retrieved charred at the centre of the room along with numerous loom weights and an incense altar. The room to the west, L.1092, fully paved by a calcareous layer, seems to be divided into two units. In the northern one, numerous storage amphorae were recovered, while the southern one was characterized by a bench along the south wall. Along this side, the residence is bordered by road L.261 with a drain (C.253), where the fragment of a terracotta statuette was retrieved.

Bibliografia:

  • L. Nigro, F. Spagnoli, "La 'Casa del sacello domestico': architettura e ritrovamenti", in L. Nigro (a cura di), Mozia XII. Zona D. La "Casa del sacello domestico", il "Basamento meridionale" e il Sondaggio stratigrafico I. Rapporto preliminare delle campagne di scavo XXIII e XXIV (2003-2004), condotta congiuntamente con il Servizio Beni Archeologici della Soprintendenza Regionale per i Beni Culturali e ambientali di Trapani (Quaderni di Archeologia Fenicio-Punica III), pp. 31-64.

  • A. Caltabiano, "Nota su un intarsio floreale in osso dalla 'Casa del sacello domestico'", in L. Nigro (a cura di), Mozia XII. Zona D. La "Casa del sacello domestico", il "Basamento meridionale" e il Sondaggio stratigrafico I. Rapporto preliminare delle campagne di scavo XXIII e XXIV (2003-2004), condotta congiuntamente con il Servizio Beni Archeologici della Soprintendenza Regionale per i Beni Culturali e ambientali di Trapani (Quaderni di Archeologia Fenicio-Punica III), pp. 105-109.