Sacello di Astarte
Dopo la distruzione dionigiana del 397 a.C. nel settore nord-ovest della Fortezza Occidentale venne ricavato un piccolo
sacello, realizzato con un rifascio interno di strutture preesistenti. L'edificio, eretto su una sorta di podio, era
composto da un vestibolo (L.1969), da un'antecella quadrangolare (L.1968) con una banchina in mattoni crudi rivestita da
un intonaco di argilla lungo il lato nord-occidentale e da una cella trasversale (L.1938) con nicchia sopraelevata. Un
corridoio separava il lato meridionale del sacello dal resto della Fortezza. L'ingresso, cui si accedeva dall'angolo
della corte della precedente fortezza, era fiancheggiato da due ortostati calcarenitici risagomati e ricollocati. Due
impronte rettangolari nel pavimento dell'antecella, davanti al tramezzo in mattoni crudi che la separava dalla cella,
hanno suggerito la posizione di arredi cultuali, arule o statue (forse una coppia di sfingi apotropaiche, come
sembrerebbe indicare il rinvenimento di un frammento marmoreo di una zampa con artigli).
La nicchia, fiancheggiata da due piccole ante, si apriva nel lato nord-orientale della cella e presentava, su un lato,
inserito nell'intonaco, un deposito di fondazione formato da una piccola olpe. Sul pavimento della cella è stata
rinvenuta, in frammenti, una statua in terracotta di un personaggio femminile, verosimilmente una divinità, priva della
testa e delle braccia. Inoltre un gruppo di oggetti sacri appartenenti al sacello – diverse arule frammentarie, la zampa
di sfinge marmorea già citata e una testa femminile in calcarenite, che, nonostante l'erosione, può essere ricostruita
come la testa di una statua di Astarte – era stato deposto in una favissa scavata tra il muro nord-occidentale della
cella e la cinta urbica, poco oltre la nicchia.